Guida per la prevenzione della contaminazione da Legionella negli impianti idrici non utilizzati durante la pandemia COVID-19
L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un rapporto (versione 3 maggio 2020) che fornisce indicazioni tecniche specifiche relative alla prevenzione, controllo e gestione del rischio Legionella negli impianti idrici alla luce dell’emergenza COVID-19.
Per effetto dei diversi provvedimenti normativi recanti misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 si è avuta una sospensione o una drastica riduzione nella frequenza e nella gestione di molti edifici o parti di essi, quali, tra l’altro, luoghi di lavoro, scuole, università, strutture per l’infanzia, istituti scolastici, alberghi ed edifici con alloggio, attività di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, mense), centri sportivi e commerciali, strutture turistico-recettive, ricreative ed espositive.
In questo periodo il ristagno dell’acqua e l’uso saltuario di alcuni impianti, potrebbero aver determinato un grave rischio per la trasmissione della legionellosi. Le indicazioni contenute nel documento sono ad integrazione di quanto già indicato nelle linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi e in accordo con il DL.vo 81/2008.
Rischio di contaminazione degli impianti da Legionella: punti chiave
La Legionella cresce nei sistemi idrici a concentrazioni che possono causare infezioni quando:
- la temperatura dell’acqua è compresa tra 20 e 50°C (questi valori si devono considerare non solo nell’intero sistema, ma anche in sezioni circoscritte dell’impianto dove tali temperature possono permettere al batterio di crescere e quindi di contaminare altre parti del sistema, rendendo più difficile il controllo). È pertanto importante evitare che la temperatura dell’acqua calda scenda al di sotto di 50°C e che quella dell’acqua fredda salga al di sopra di 20°C;
- il flusso nel sistema idrico è scarso o assente;
- i materiali utilizzati favoriscono la formazione di nicchie protettive o il rilascio di nutrienti per la crescita e la formazione di biofilm, inclusi fanghi, incrostazioni, ruggine, alghe e depositi organici che possono accumularsi lungo le tubazioni del sistema e nei serbatoi d’acqua, in particolare durante i periodi di stagnazione;
- l’acqua in ingresso è di scarsa qualità, non sottoposta ad adeguato trattamento di potabilizzazione, o è erogata con un regime di flusso intermittente.
Il rischio di diffusione di Legionella aumenta in presenza di:
- sistemi che diffondono goccioline inalabili come gli aerosol generati da torri di raffreddamento o da condensatori evaporativi;
- rubinetti in assenza di rompi getto (a seguito dell’impatto dell’acqua su una superficie solida in caso di elevata pressione idrica) o, viceversa, in presenza di rompi getto incrostati (responsabili di emissioni di spruzzi);
- docce (soprattutto in presenza di soffioni incrostati), vasche idromassaggio con aerosolizzazione dell’acqua, fontane interne, o sciacquoni per WC inutilizzati per lunghi periodi di tempo;
- altre attrezzature, come idropulitrici, sistemi di irrigazione a spruzzo, sistemi di autolavaggio, ecc.
Azioni da intraprendere per garantire un normale regime di controllo
Nel caso in cui l’edificio o altra struttura siano rimasti chiusi per meno di un mese o che risultino frequentati e/o manutenuti in modo da assicurare un flussaggio periodico di acqua dai rubinetti e dalle docce presenti nelle camere, è possibile applicare un normale regime di controllo degli impianti.
È importante documentare come saranno protetti dalla proliferazione di Legionella il personale, i visitatori o chiunque continui a frequentare la struttura quando questa verrà riaperta. Se necessario, il gestore di queste strutture dovrà ricorrere all’assistenza di un consulente esperto, competente in materia di trattamento degli impianti per controllare e prevenire la contaminazione da Legionella e del responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), a tutela dei lavoratori che rientrano nella struttura o delle autorità sanitarie preposte.
Azioni da intraprendere per attuare un regime straordinario di controllo
Nel caso in cui l’edificio o altra struttura siano rimasti chiusi per più di un mese e che si progetti la riapertura, al fine di tenere sotto controllo il rischio di proliferazione di Legionella, occorre applicare le seguenti misure straordinarie:
- verificare la corretta circolazione dell’acqua calda in tutte le parti del sistema idrico assicurando, al contempo, che la temperatura all’interno dell’accumulo o del boiler sia non inferiore a 60°C mentre quella misurata in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non scenda al di sotto dei 50°C;
- verificare che la temperatura dell’acqua calda, erogata da ciascun terminale di uscita, raggiunga un valore non inferiore a 50°C entro 1 minuto dall’apertura del terminale (evitando schizzi) e che la temperatura dell’acqua fredda non superi i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto. In presenza di valvole miscelatrici termostatiche, verificare che le suddette temperature vengano raggiunte dalle tubazioni che le alimentano;
- pulire, disincrostare e, all’occorrenza, sostituire tutti i terminali (docce e rubinetti) di acqua calda e fredda; flussare abbondantemente e disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per WC, gli orinatoi, i by-pass e tutti gli altri punti sulla rete;
- assicurarsi che i serbatoi di stoccaggio dell’acqua potabile contengano cloro residuo libero (valore consigliato: 0,2 mg/l). Concentrazioni di disinfettante più elevati (1-3 mg/l) sono efficaci nel controllo della proliferazione di Legionella, ma alterano le caratteristiche di potabilità dell’acqua;
- verificare che tali livelli di disinfettante siano raggiunti in tutti i punti individuati come sentinella e in quelli scarsamente utilizzati;
- monitorare le temperature e i livelli di biocida per almeno 48 ore apportando, se necessario, opportune regolazioni; prelevare campioni d’acqua per la ricerca di Legionella dai terminali sentinella;
- se campioni d’acqua prelevati risultano negativi, i sistemi di acqua calda e fredda sono da considerarsi sotto controllo e l’edificio può essere riaperto.